Quando diventi mamma, nessuno ti fornisce il manuale di istruzioni.
All’inizio questo può mandare in tilt soprattutto se, come me, non sei abituata ad improvvisare.
E, mi dispiace dirlo, ma è la verità: non tutto avviene in maniera naturale come spesso ci fanno credere. Occorre darsi tempo: riconoscere e legittimare le nostre debolezze per poterle trasformare in punti di forza.
L’istinto materno si costruisce e si rafforza giorno dopo giorno.
Sguardo dopo sguardo.
Errore dopo errore.
Chiacchierando con tante mamme, è inevitabile passare dai tecnicismi sul babywearing e sui pannolini lavabili, alle difficoltà che ognuna di noi affronta quotidianamente.
E se mi fermo un istante a pensare al file rouge delle nostre conversazioni, trovo la diffidenza nei confronti del nostro istinto materno.
Non ci hanno insegnato a fidarci neanche di quello.
Semmai a diffidare da esso (se penso alle discussioni sempre aperte sul concetto di vizio, agli immancabili consigli non richiesti e via dicendo).
Se c’è un amico fedele che mi accompagna da quando sono diventata mamma è il senso di colpa.
Ogni periodo ha avuto il suo leitmotiv:
quando ho smesso di allattare Elio, quando ho lasciato Dario con la babysitter nonostante i pianti disperati, quando ho avuto bisogno di un momento per me e sono passata oltre le loro richieste. Ci sono dei giorni in cui se mi chiedo come sto, l’unico aggettivo che mi viene in mente è “sopraffatta”.
Perchè ho bisogno di momenti di decompressione.
Miei.
E mi sento in colpa a chiederne. E anche adesso, mentre sto scrivendo, ho un orecchio in camera da letto a verificare la regolarità del respiro di Dario e l’altro in cameretta ad ascoltare i discorsi di Elio ed Andrea su chi sia più grande tra uno squalo ed una iena. Ed entro in un girone dantesco in cui mi sento come un’ombra: vorrei essere ovunque ma non mi sento presente in nessun posto.
La selva degli “avrei dovuto fare”, “avrei potuto dire” è estremamente insidiosa.
Il continuo confronto con altre mamme è per me una fonte inesauribile di risorse. Siamo tutte sulla stessa zattera tra le onde del mare.
E con il tempo, ho capito che non esiste il decalogo della buona madre, se non nelle aspettative culturali.
Ognuna di noi è madre a modo suo. E la cosa fondamentale è non perdere di vista che siamo “esseri completi”.
“Essere madri è una parte importante, ma non la sola di noi” [Mother Nature – Viaggio alla scoperta della maternità]
Nella mia personalissima esperienza, penso che la cosa più preziosa che si possa offrire ad una mamma sia il tempo.
Il tempo per dirle che sta facendo bene.
Il tempo per donare un abbraccio che accoglie e rassicura. Il tempo per perdonare sè stessa per non riuscire a vedere quanto è bella.
Nonostante tutto.